top of page

SIV MALCESINE

Il Monte Baldo (lago di Garda Malcesine) ed i Corsi SIV.Sicuramente il più bel sito per fare corsi Siv ed Acro in Italia in piena sicurezza.

Lo si raggiunge dall autostrada A22 in direzione nord uscendo ad Affi Lago di Garda per poi prendere indicazioni Garda (piccolo centro situato sulle rive dell omonimo lago) poi ancora sempre in direzione nord fino ad arrivare ad uno stupendo e caratteristico centro chiamato Malcesine. 

Malcesine è una piccola e deliziosa cittadella situata ai piedi del monte Baldo. Fatta di antichi borghi e torri che richiamano all occhio e alla memoria tempi passati. La cittadina pullula di attivi negozietti dove non manca nulla per la gioia dei numerosi turisti che li affollano. Il turismo strano a dirsi è prettamente tedesco. Dappertutto è parlata la germanica lingua e in certi momenti sembra proprio di non essere in Italia. Malcesine, come dicevo, è servita da una stupenda ed efficiente funivia che porta fino alla cima del M.te Baldo 1800mt circa. Una volta sulla sommità del Baldo la vista è mozzafiato. E come essere in cima al mondo. Dappertutto, spaziando a 360 gradi, svettano alte cime immacolate ed innevate nonostante la stagione avanzata. E dove guardi guardi, è un inno alla bellezza e alla purezza della natura che in questo luogo è stata oltremodo generosa. Questo è il nostro posto di volo. Qui effettuiamo quelli che in gergo si chiamano corsi Siv (sicurezza incidenti di volo). Qui si impara a gestire, con la sicurezza dell acqua sotto i piedi, tutte quelle configurazioni anomale del parapendio che altrimenti senza la dovuta conoscenza potrebbero trasformarsi in situazioni pericolose. 

La meteo del Baldo non è facile. Estremamente variabile, può volgere in pochi minuti da una situazione all altra con minimi segni di preavviso che solo l occhio esperto ed attento di uno del luogo può percepire. Si decolla con circa 1800mt di altezza e si plana (o si sale a volte) verso il centro del lago dove la sicurezza dell acqua e la presenza di un gommone della Crocerossa con personale altamente addestrato al soccorso garantisce la massima tranquillità . Nella planata verso il punto di inizio manovre si perde da un minimo di 300mt ad un max di 500mt. La quota residua è comunque enorme e ci assicura margini di sicurezza considerevoli. Il team è composto da 3 istruttori ognuno con una sua competenza ben specifica e da un gruppo di ragazzi che garantiscono le riprese a terra delle manovre, i trasporti con navetta ecc. 

L organizzazione è collaudata, efficiente ed impeccabile. Il terzetto degli istruttori è composto da Michael Nesler e Alessio Casolla della “Professional Flying Team” e da Mirco Bardelli della “Top Level “ scuola di parapendio in Toscana vedi: www.parapendio.toscana.it Il corso ha una durata di quattro giorni. Si prende in considerazione la possibilità della perdita di un giorno causa situazione meteo avversa. Se riusciamo ad avere almeno due giorni buoni su quattro il lavoro che ne scaturisce ha dell incredibile. I risultati sono al di fuori (in positivo) dell aspettativa più rosea del più esigente dei partecipanti. Alcune volte anche noi che siamo del mestiere rimaniamo a nostra volta stupiti degli ottimi e sorprendenti risultati raggiunti. 

Che dire in proposito. Si spera con tutto il cuore che la cultura dei Siv entri nella mentalità comune di ogni pilota di parapendio. Che si smetta di pensare: “io non lo faccio sennò mi spavento e non volo più”. I Siv se fatti bene e sopratutto con veri professionisti sono il più bel regalo che potete farvi. Essi accrescono la vostra sicurezza attiva in maniera esponenziale. Essere padroni del mezzo, sapere esattamente cosa sta succedendo, saper intervenire con tempestività e competenza è basilare e imperativo per ogni buon pilota che si rispetti. In questo modo non solo imparate a trarvi d impaccio con serenità da situazioni anomale altrimenti pericolose ma acquisite una tranquillità , dovuta alla consapevolezza della vostra reale preparazione che vi render più bravi e più rilassati nell affrontare per esempio un percorso di cross impegnativo. Qui abbiamo bisogno anche e sopratutto della collaborazione degli istruttori di volo libero che nella fase di formazione dei loro allievi dovrebbero aver coscienza di insegnare quanto questi corsi Siv siano importanti per l incolumità dei propri ragazzi.Abbiamo uno sport meraviglioso di cui siamo perdutamente innamorati. Siamo dei privilegiati a poter godere di quello che il parapendio ci offre in tutte le sue incredibili sfaccettature. 

Cresciamo tutti insieme e facciamo in modo di beneficiare di questa nostra fortuna accrescendo la nostra sicurezza attiva.. Molti avranno da obbiettare che essendo io un professionista che trae vantaggio economico da detti corsi abbia ovviamente un particolare interesse a portare avanti il discorso SIV. Infatti, così è. Ne ho anche un innegabile ma giusto vantaggio nel mio lavoro. Ma vi assicuro e siete liberi di credermi o meno, che alla luce ti quello che mi si pone sotto gli occhi alla fine di ogni corso, io credo veramente e fermamente in quello che scrivo e cerco di portare avanti con tutta la forza della mia convinzione ed onestà . 

Mirco......Top Level....

​

15/06/2009 Scritto da Mirko Bardelli

GROENLAND -IL CUORE NEL GHIACCIO

2009 - Contrariamente alla maggior parte delle persone che adorano i paesi caldi e tropicali io fin da bambino ho avuto un'attrazione particolare per i luoghi freddi e inesplorati alle due estremita' del nostro globo. Le storie di coraggiosi esploratori che si avventuravano in quelle terre ostili e disabitate con i miseri mezzi che avevano al tempo a disposizione mi affascinavano creando in me un irresistibile desiderio di emulazione. L'occasione mi si presento quanto Michael Nesler organizzo' appunto in uno di detti luoghi 'La Groenlandia' una spedizione di volo che ci avrebbe portato nel periodo estivo del disgelo a scalare le vette inviolate di quella terra per poi scendere a valle con l'ausilio di un parapendio. Il gruppo era formato da 5 componenti (Michael,Gudrun, Mirco, Dennis e Alessio) tutti specialisti in manovre acro in parapendio e tutti pratici di montagna. L'abilita' in acrobazia non era fine a stessa ma averla presupponeva una particolare abilita' del pilota a far fronte ed uscire con sicurezza da chiusure inusuali della vela che avrebbero potuto verificarsi durante le discese in parapendio essendo le zone artiche soggette, vista la presenza di ghiacciai, a particolari turbolenze e discendenze. L'allenamento del gruppo e' cominciato tre mesi prima. Ogni componente si allenava in salita con pesanti zaini cercando di simulare la situazione di sforzo fisico e mentale che avrebbe poi dovuto affrontare. Il sottoscritto in particolare si e' anche allenato per molte ore con un kayak da mare per aumentare il fiato e la resistenza delle parti superiori. Non avevamo zone prescelte in anticipo in quanto il terreno che andavamo ad esplorare era totalmente sconosciuto e non avendo indicazioni di sorta oltre alle cartine topografiche che avevamo a disposizione la scelta dei luoghi era improvvisata e decisa sul momento. Dopo assidui e frenetici preparativi di materiali e logistica finalmente il giorno 11 agosto dopo una tappa Bolzano-Monaco si parte da Munich in Germania per la capitale dell'Islanda Reykjavik. Reykjavik e' una bellissima citta' dove tutto e' nuovo e perfetto. In citta' circolano enormi macchinoni stile america, Big Foot, Hummer ed altre americanate del genere. Sembra quasi finta, quasi asettica....no non mi piace...non e' certo questo quello che cerco. Stiamo un giorno nella capitale aspettando la coincidenza per il piccolo aeroporto di Kulusuk in Groenlandia e poi via lasciandosi alle spalle quella capitale troppo ricca, troppo moderna, troppo bella e troppo lontana dai nostri sogni. L'arrivo all'aeroporto di Kulusuk ci fa capire subito dove siamo ed a cosa andiamo incontro. Infatti la parola aeroporto fa quasi sorridere vedendo in atterraggio che la pista in pratica non esiste. E' solo una lunga strisciata di ghiaino dove solo l'abilita' dei piloti locali riesce a mettere le ruote dell'aereo con una certa sicurezza. Il classico applauso all'equipaggio, questa volta se pur ben meritato, non c'e' stato, quanto era lo sbigottimento dei passeggeri alla vista di quella pista appena improvvisata. Usciamo dalla struttura pieni di bagagli, vele e attrezzature varie e ci viene a prendere un fuoristrada del paleolitico dove il tubo di scappamento scaricava direttamente nell'abitacolo per la gioia dei nostri polmoni. Il rosso (ruggine) catorcio ci trasporta armi e bagagli al molo dove una barca speciale con un potente motore fuoribordo di150 cv ci porta dopo una navigazione di diverse ore dalle gelide acque della costa Groenlandese alla capitale Tassiilac. Il viaggio via mare e' incredibile. Ai nostri occhi si mostrano nella loro immensita' e bellezza Iceberg grossi come palazzi. Grattacieli di ghiaccio alla deriva dove la luce e l'acqua filtrando nelle fessure e negli anfratti crea effetti spettacolari e colori mai visti prima d'ora. Mai avrei creduto che fossero cosi' immensi. Mai avrei creduto che la loro vista suscitasse in me emozioni mai provate o lontanamente immaginate. Solo il pensare che due terzi di quelle masse immense erano sott'acqua ti faceva perdere la percezione delle proporzioni. Le strutture di questi iceberg si sbizzarrivano in forme strane, moderne e fantascientifiche dove un artista troverebbe sicuramente la sua musa ispiratrice. Il vento creato dalla barca che viaggiava in mezzo ai ghiacci affioranti ad oltre 25 miglia ora ci sferzava la faccia ma nessuno voleva coprirsi e rinunciare a vedere quell'incredibile spettacolo della natura. Tassiilac e' una capitale di fatto ma in realta' e solo un piccolissimo paese di casette multicolori con pochi km di strade percorribili, un piccolo supermarket ed una miriade di bambini Inuit che giocano da tutte le parti. Qua la vita non e' facile per i locali. L'accesso al mare dura solo due mesi. Poi con l'autunno tutto si chiude. Il mare si trasforma in una enorme ed impenetrabile lastra di ghiaccio e ogni collegamento col mondo esterno, a parte l'elicottero, diventa impossibile. Isolamento completo. Forse e' per questo che i bambini Inuit ora corrono cosi' tanto sfogandosi a piu' non posso come in preda ad una frenesia collettiva in attesa di quell' isolamento che poi, sicuro, arrivera'. Qua si copre tutto di neve e ghiaccio ed i venti possono arrivare ad oltre 200km l'ora. Il Pitaraq, una specie di fon, arriva persino ai 300km l�ora. Se si pensa un'attimo al binomio temperatura/vento si capisce benissimo che uscire in certe condizioni di casa e' micidiale. Le casette multicolori che all'esterno sembrano avere delle dimensioni decenti sono invece all'interno piccolissime in quanto lo spessore delle coibentature e' enorme. La popolazione Inuit e molto mite e gentile. Tutti ti fanno un segno di saluto. Un Hi, o un sorriso ma dai loro occhi traspare chiara ed evidente un'indicibile tristezza. Forse il progresso che avanza senza sosta travolge le loro tradizioni, le loro usanze ed il loro modo di pensare e di vedere le cose. Addirittura il giorno prima di venir via c'era un corteo di Greenpeace che manifestava contro il diritto degli Inuit di cacciare per loro uso alimentare balene e foche. Questo popolo vive di caccia e di pesca da tempi immemorabili. Col massimo rispetto per la natura e prelevando solo quello di cui abbisognano. Io dico: con quale diritto e presunzione si cerca di togliere a questi poveretti anche quel poco che gli e' rimasto? Pensando poi alle baleniere Giapponesi che infestano i mari di tutto il mondo che uccidono senza alcun ritegno ne pieta' animali bellissimi e protetti come le balene...mi vien proprio da ridere (o da piangere) pensando invece al misero prelevamento che ne fanno gli Inuit. Torniano dopo questa parentesi alla nostra avventura.

GROENLAND - IL CUORE NEL GHIACCIO-2

Dopo un paio di giorni a Tassiilac dove abbiamo messo a punto le attrezzature di volo e fatto alcuni voletti di prova ci dirigiamo con l'ausilio di una imbarcazione all'interno di un fiordo dove dopo diverse ore di navigazione tra i ghiacci ne giungiamo alla fine in golfo dove confluivano ben 4 ghiacciai. I quattro ghiacciai avanzavano di pochi cm ogni giorno verso le acque salate del fiordo ed era un continuo di crolli del fronte dei ghiacciai che precipitavano in acqua col rumore assordante della valanga. Uno spettacolo incredibile. Non ci sono parole per descriverlo. Qua la forza della natura si esprime nella sua massima potenza facendoci capire noi che pensiamo di esser grandi quanto siamo piccoli ed insignificanti esseri umani. La barca si fa strada con fatica fino alla fine del fiordo gli Iceberg sono fittissimi e solo l'estrema abilita' dell'Inuit che ci accompagna evita danni gravi all'imbarcazione e al motore. Sbarchiamo in un posto che ci sembra congeniale sia per il campo base sia per i rilievi circostanti che sembrano a prima vista abbastanza accessibili. C'e' un fiume di acqua gelida di ghiacciaio ad alcune centinaia di metri da noi e questi ci garantisce una riserve d'acqua inesauribile per i nostri bisogni primari. Viene approntato il campo base, montiamo le tende e sistemiamo i contenitori del cibo lontani dalle tende circondati da un filo per l'allarme perimetrale. Qua gli orsi bianchi sono una realta' con cui bisogna convivere e sopravvivere. Non sono quelle splendide bestiole che si vedono nei cartoni ma potenti e feroci carnivori di 500-700 kg affamati per il disgelo e per la conseguente mancanza di cibo. Le autorita' attraverso un permesso nella manipolazione delle armi ci ha messo a disposizione una grossa carabina da caccia africana in calibro 375 magnum Holland Holland. Per i non addetti ai lavori una specie di cannoncino camuffato da fucile che spara proiettili da antiaerea. Ovviamente le regole d'ingaggio erano precise. Da usare solo in caso reale di pericolo estremo quando l'animale non si fosse spaventato all'esplosione di un colpo sparato in aria. Menomale che, a parte il fatto io ne abbia visto uno a 2 km (anche troppo vicino per i miei gusti) non c'e' stato mai alcun bisogno di doversi difendere. Oltre che pericoloso sarebbe stato un peccato mortale sparare ad una di quelle splendide creature. Oltretutto siamo noi in casa loro a disturbare. Siamo noi gli ospiti. Il giorno stesso abbiamo cominciato a scalare una montagna di 700mt e qui ci siamo accorti che avevamo fatto i conti senza l'oste. Ci eravamo allenati per salire con racchette e ramponi da ghiaccio. Quindi una marcia faticossisima ma costante come movimento. Ed invece quello che si presentava ai nostri occhi era un terreno glaciale che era stato sotto la pressione di tonnellate e tonnellate di ghiaccio che aveva sbriciolato e compresso ogni cosa sottostante. La salita alla vetta si e' cosi' rivelata micidiale in quanto i piedi non avevano niente di sicuro su cui appoggiare ed ogni cosa slittava e franava sotto i piedi. Oltretutto spesso di frapponevano macigni enormi che bisognava saltare per poi trovarne subito un altro davanti. Dopo diverse ore e diversi cambi di maglie zuppe di sudore siamo arrivati al primo stadio della vetta. Lo spettacolo che si proponeva ai nostri occhi avena dell'incredibile (quante volte usero' questo termine) sotto di noi l'immenso fiordo brulicante di ghiacciai che come diamanti purissimi riflettevano la loro luce creando un alone fantastico di giochi di luce. Un caleidoscopio incredibile dove luci, colori e riflessi si fondevano in uno spettacolo inimmaginabile. Sparita la stanchezza come d'incanto ci siamo preparati al volo. C'era un problema. Infatti il vento forte che avevamo prognosticato non c'era. Il decollo era corto e accidentato e le vele estremamente piccole come metratura. Fortunatamente l'esercizio e la grande abilita' di tutti i componenti ci ha facilitato non poco. Avevamo uno scarso vento di forse 10km l'ora e una volta alzata e controllata la vela ci siamo lanciati con tutta la determinazione di cui eravamo capaci. In una situazione del genere una scarsa fiducia nei propri mezzi avrebbe sicuramente causato grossi problemi. Tutto e' andato liscio. Siamo staccati ed abbiamo volato verso il fiordo sopra gli Iceberg per poi rientrare sul terreno e atterrare non lontano dal campo base. Fantastico. In atterraggio ci siamo abbracciati e congratulati l'uno con 'altro col la consapevolezza che avevamo fatto qualcosa di speciale ed uniti dal desiderio reciproco di riprovarci quanto prima. Nei giorni successivi siamo saliti ancora piu' in alto in una massacrante scalata di 6 ore. Raggiunta la vetta di una nuova montagna vi abbiamo trovato uno splendido lago glaciale dalla bellezza frastornante. Qui abbiamo consumato un po' di cibo per rimettersi in forze e ci siamo mesi alla ricerca di qualcosa che pur lontanamente assomigliasse a un decollo. Dopo vari tentativi abbiamo trovato un lastrone (placca) ad oltre 45� che permetteva di stendere la vela a fiocco. Il poco vento anche qui ci ha condizionato moltissimo. Avevamo un colpo solo. Sperare che la vela gonfiasse senza agganciare nel tormentato terreno sottostante e via a tutta velocita' verso la pendenza. In quell'occasione io personalmente ho agganciato la vela al suolo ben 8 volte prima di avere la fortuna di portarmi la vela sulla verticale. Ero nero come un tizzo di carbone per la rabbia ed ho lanciato un urlo liberatorio al decollo che mi hanno sentito anche al Polo Sud. Ma, come sempre, ne valeva a pena. Cavolo se ne valeva la pena. Ogni goccia di sudore spesa era compensata da quello che si mostrava ai miei occhi stupiti. E ancora ...incredibile. La notte distrutti dalla fatica ed avvolti in un sacco a pelo da -27� extreme cercavamo di riprendere le forze quando e' scattato l'allarme perimetrale del cibo. Panico.... Abbiamo preso il fucile che dormiva insieme a me vicino alla coscia, colpo in canna e pronto al peggio.......ma.... niente era solo una splendida volpe artica che, in cerca di cibo, aveva, interrotto il filo perimetrale facendo cosi' scattare l'allarme. Detta volpe non conosceva l'uomo. Infatti, non era assolutamente spaventata da noi. E' stata cosi' la nostra mascotte per tutto il periodo della nostra permanenza nel I� campo base. Dimenticavo: per raggiungere la base delle montagne giornalmente attraversavamo un fiumiciattolo d�acqua gelida 2�/3�centigradi e ci scalzavamo fin sopra le ginocchia per non bagnarsi i pantaloni. La prima esperienza con quell'acqua gelida che ti bloccava le articolazioni ed il respiro e' stata inizialmente allucinante poi col passare dei giorni e dei bagni ci siamo groenlandizzati arrivando addirittura a lavarsi testa, ascelle e piedi in quei cubetti liquidi. Mai avrei pensato di poterlo fare. Da qui la consapevolezza che possiamo fare e pensare oltre quello che crediamo possibile. Dopo alcuni giorni ed esaurita la zona abbiamo chiamato col satellitare la barca di appoggio per spostare il campo base 1 al campo base 2. Siamo ritornati al fiordo principale gremito di Iceberg giganteschi e da qui inoltrandosi via acquea all'interno abbiamo raggiunto e superato il 66mo parallelo entrando di fatto nel Circolo Polare Artico. Dopo una ricerca vana di montagne scalabili ed uno zig zag tra i ghiacci sempre piu' chiusi e pericolosi siamo rientrati uscendo di nuovo dal Circolo Polare Artico facendo rotta verso un fiordo secondario circondato da una corona di montagne dall'aspetto accattivante per i nostri disegni volatori. Anche qui siamo sbarcarti nelle vicinanze di un corso d'acqua dolce per le nostre esigenze ed abbiamo montato il II� campo base della spedizione. Il vento in questa zona (una valle stretta) era molto forte e occorreva stare ben vestiti per proteggersi al meglio da quel freddo che entrava nelle ossa. Questa volta avevamo sperato che il vento forte fosse presente sulle vette in modo da poter sfruttare la dinamica del bellissimo costone. Ed invece niente. Il vento presente forte negli strati bassi per il Venturi della valle era poi quasi assente in quota. Questo creava un problema non di poco perche' qui i decolli non erano a 60-80 gradi ma presentavano degli scalini e pur avendo il vento minimo per far gonfiare la vela e portarla sulla verticale non si riusciva data la scarsita' di spazio disponibile alla corsa ad avere quella velocita' idonea a creare una portanza immediata e ottimale. Anche qui l'allenamento e l'esperienza ci sono venuti in aiuto. Infatti con la vela perfettamente controllata sulla verticale si correva dando il massimo il quei pochi metri disponibili poi il decollo avveniva con un calo in verticale o quasi fino a che si raggiungeva il max della portanza e la vela cominciava a volare il maniera usuale. I materiali che avevamo a disposizione di grande affidabilita' e sicurezza ci hanno consentito di utilizzare questa tecnica senza rischi estremi. Anche se onestamente e senza nascondersi dietro un dito bisogna ammettere che qualcosa in gioco lo abbiamo messo sempre. Abbiamo continuato nei giorni seguenti scalate e voli senza peraltro trovare condizioni termiche. Abbiamo arrampicato una montagna vergine da 1200 metri, con una vista incredibile sui ghiaccia e fiordi della zona e un decollo perfetto sulla neve. Prpbabilmente il volo piu' bello mai fatto. Michael per stare un po' su ha dovuto addirittura volare con un biposto di sua progettazione. E per questo lo abbiamo preso in giro a morte. In uno degli ultimi giorni una brutta infiammazione ai tendini a seguito di uno stiramento causato dall'aver messo un piede in un anfratto nascosto del terreno mi ha causato forti dolori alla gamba destra che mi hanno bloccato per un giorno. Situazione poi risolta con adeguati medicinali in 24 ore. Il rientro a Tassiilac ci ha riservato una bella sorpresa. Nell'attesa della barca che ci avrebbe riportato all'aeroporto di Kulusuk abbiamo trovato a quote basse (400mt) un laghetto circondato da un anfiteatro naturale ed investito frontalmente da vento pulito ad oltre 25km ora. Questo ci ha permesso di veleggiare per ore in dinamica per tutta la lunghezza dell'anfiteatro catturando l'attenzione e lo sbigottimenti degli Inuit locali che non avevano mai visto volare un parapendio. E' arrivata per curiosare anche la macchina della polizia locale e un'ambulanza. Forse era li per noi? Ai posteri l'ardua risposta. Si conclude poi la spedizione come si deve concludere una spedizione No Limit. Infatti Roberto Peroni grande e mitico personaggio a capo del centro No Limit in Groenlandia ci ha suggerito senza darci troppe spiegazioni di mettersi roba impermeabile durante il ritorno in barca a Kulusuk. Infatti abbiamo trovato al rientro un mare estremamente mosso e le onde non si sono fatte scrupolo a bagnarci come pulcini per oltre due ore di traversata. Morale e riflessioni: Sono a casa con le gambe massacrate e mi sto riprendendo poco a poco. E' stata veramente dura ed ogni emozione ce la siamo sicuramente guadagnata. Ma noi venderei nemmeno un attimo che ho vissuto per tutto l'oro del mondo. Io tornero' in Groenlandia non so quando ne come ma ci ritornero'. Ho lasciato la un pezzo del mio cuore e voglio riprendermelo.

IN DIECI PER UN SORRISO

Questa e' una bella storia che ho appena vissuto e di cui vorrei far partecipe chiunque abbia due minuti di tempo e la voglia di leggermi. Io ho una scuola di volo in Toscana e ricevo spesso tantissime telefonate di lavoro. Ma quella mattina di giugno ne ho ricevuta una molto speciale con una particolare richiesta. Un mio caro amico ed ex allievo aveva bisogno di un favore, un grosso favore e non sapeva a quale santo raccomandarsi. In pratica la sua ragazza era amica di un ragazzo norvegese 'Sebastian' : uno splendido ragazzo di 25 anni con una intelligenza fuori del comune e una voglia di vivere incredibile accomunata da un entusiasmo ed una simpatia straripante. Sebastian ha solo un piccolo problema gli mancano le braccia e le gambe.

Ketty la ragazza di Giulio mi ha detto che era gran desiderio di Sebastian poter volare almeno una volta nella vita e aveva invano cercato qualcuno disposto a spendere un po' di tempo per realizzare il sogno del suo amico. Ho voluto conoscere questo ragazzo di persona ed un giorno me lo hanno portato a casa Ero imbarazzato all'inizio non sapevo ne cosa fare ne cosa dire. Poi lui con la sua intelligenza e la sua serenita' assoluta mi ha messo a mio agio e mi ha permesso di comunicare con la sua stessa tranquillita'. Una persona veramente incredibile.

A quel punto il suo desiderio e' diventato il mio ed insieme, tutti insieme, abbiamo cercato un modo per realizzare il suo sogno. Il problema era inizialmente che fuoriuscisse dalla selletta in quanto i cosciali non avevano alcun punto di appiglio mancando completamente le gambe. Allora abbiamo utilizzato una selletta con un particolare tipo di chiusura a soli due punti ventrali e abbiamo chiuso con delle fettucce tutta la parte inferiore creando una specie di sacco. Poi la specifica selletta era dotata di una fascia in vita che teneva il passeggero ben inserito e senza la possibilita' di spostarsi in avanti. Pensavamo a quel punto di essere riusciti a creare una selletta ideale e personalizzata per Sebastian ma ci sbagliavamo di grosso. Il problema piu' grosso non lo avevamo proprio visto. Infatti quando ci siamo attaccati al simulatore di volo con gli sdoppi del biposto ci siamo accorti che non avendo il peso delle gambe la selletta tendeva a ruotare all'indietro essendo tutto il baricentro del corpo spostato verso la testa. Allora abbiamo provveduto a mettere dei 'venti' che tenessero la selletta piu' diritta possibile ed abbiamo fatto indossare a Sebastian un ulteriore imbraco da roccia collegato con quattro rinvii ai moschettoni delle sellette sia mia che sua che garantissero anche all'eccesso la piu' assoluta sicurezza. Abbiamo riprovato al simulatore ......tutto perfetto. Il gruppo unito e affiatato era riuscito nel proprio intento. Ora mancava solo trovare una ottima giornata per terminare l'opera. 

Ci siamo mossi in 10. In 10 con un unico scopo ....far volare Sebastian. Tutti in decollo a S. Giuliano (Pisa). Due ragazzi partiti con le rispettive vele per andare a saggiare l'aerologia sono passati col pollice alzato sul decollo indicandoci che la giornata era ottimale per quello che dovevamo fare, poi sono andati subito nell'atterraggio sottostante per farsi poi trovare nel punto preciso dove avrei toccato il suolo e darmi cosi' una mano a garantire un contatto ultra soft per l'amico Sebastian. 

C'era poco vento in decollo appena sufficiente per alzare il biposto alla 'francese' e poi via di corsa con Sebastian attaccato di peso ed i ragazzi disposti in fila che mi aiutavano nella corsa spingendomi a turno. Decollo perfetto, uno stacco deciso e siamo in aria. Sebastian e' come impazzito. Dice parole e frasi di gioia assoluta e a me.... viene il nodo alla gola. Ne valeva la pena....cavolo se ne valeva la pena. Mi dice che quello e' il momento piu' bello della sua vita ,ed io, noto per la mia grazia da 'cinghiale', mi sciolgo come un gelato al sole. Lo tengo su piu' che posso sfruttando al massimo le misere condizioni della giornata ma lo tengo su con la piccozza ma lo tengo su. Dopo una mezzora circa mi dirigo in atterraggio dove mi aspettano tutti e atterro in mezzo ad un mucchio di ragazzi che si fanno in 4 per afferrare Sebastian e posarlo dolcemente al suolo. 

Che emozione ragazzi. Che bella cosa. Noi tutti pensavamo stupidamente di fare un favore a Sebastian ed invece e' lui che lo ha fatto a noi. Facendoci sentire bene. Cosi' bene come non ci eravamo mai sentiti da tempo ed orgogliosi di aver fatto qualcosa di buono. Sebastian letteralmente fuori dalla felicita' voleva abbracciarci tutti, ma non poteva, non aveva niente per farlo. Allora con la testa si appoggiava a noi in segno di gratitudine. Che botta ragazzi. Il cuore stava scoppiando a tutti noi ed ognuno ingenuamente cercava di nascondere gli occhi lucidi cercando inutilmente di darsi tono. 

Abbiamo finito questa splendida giornata con una cena a base di bistecche e pizze dove il capotavola e festeggiato era Sebastian . Approfitto di queste righe per ringraziare i 'magnifici 10' che mi hanno aiutato col cuore e con tutta la disponibilita' di cui erano capaci sacrificando la loro giornata libera ed il loro volo. Anche se credo sinceramente che il loro impegno sia stato di gran lunga ricompensato dalla soddisfazione intima e profonda di quello che sono riusciti a fare.

La morale di questa storia e' questa: quando potete non vi tirate indietro, non vi spaventate ad aiutare gli altri. L'egoismo e' una brutta bestia. E non solo non conduce a nulla ma vi toglie incredibili soddisfazioni come quella che abbiamo vissuto noi. Un saluto a tutti Mirco ......Top Level

MARATEA: IL SIV PERFETTO

Erano mesi che avevamo progettato con Nesler e Gudrun di fare il primo Siv dell'anno a Malcesine sul Garda

Tutto era organizzato nei minimi dettagli: albergo prenotato, gommone di cinque metri con personale abilitato al salvataggio, giubbotti autogonfiabili automatici a pasticca di sale appena acquistati� insomma tutto era perfetto �tutto era pronto per iniziare. Ma la meteo, tra l'altro sempre imprevedibile sul Garda, ci ha giocato un brutto scherzo; infatti dei quattro giorni previsti del corso solo in uno sembrava possibile che non piovesse. Niente. Tutto da rifare� non si poteva garantire uno svolgimento del corso regolare e produttivo in queste condizioni. Chiamo Michael e cerchiamo insieme una soluzione alternativa.

La meteo ci dice che dalla parte letteralmente opposta dell�Italia a Maratea (in Basilicata) ci sono previsioni di tempo buono per almeno 3 dei 4 giorni previsti. Non ci perdiamo d'animo. Si ricomincia daccapo: prenotiamo in loco albergo, gommone e personale grazie alla disponibilita' di alcuni amici ex allievi che abitano in zona. Poi al telefono a convincere i partecipanti a non mollare anche se dovevano sorbirsi ben 500/600 chilometri oltre quelli previsti. Fortunatamente gli iscritti erano per la maggior parte provenienti da altro Siv basico da noi organizzato ed hanno dimostrato nell'accettare l'improvviso trasferimento un ottimo spirito di adattamento e tanta tanta voglia di imparare. Bene finalmente un po' di entusiasmo. 

Arriviamo mercoledi 21 notte ad Acquafredda di Maratea.

Il giorno dopo come da previsione meteo non e' bello e ne approfittiamo per il controllo delle emergenze e dell'assetto e regolazione delle rispettive sellette tramite un simulatore improvvisato. Poi andiamo in atterraggio (spiaggia enorme) dove viene spiegato il particolare avvicinamento ad esso. Si arriva cosi' nel pomeriggio dove il tempo e' sensibilmente migliorato ed e' uscito un timido sole� ma il decollo e' in nube. Comunque andiamo tutti in decollo per visionare e prendere confidenza con le condizioni del terreno. La maggior parte di noi si porta a scanso di equivoci la vela appresso altri meno ottimisti no. Il decollo ha poca pendenza, c'e' poco vento o nullo ed il terreno non permette corse agevoli. Non va bene porca miseria!

Poi il miracolo (ce lo eravamo meritati) il cielo schiarisce e lo splendido scenario della zona si apre incredibile ai nostri occhi. � un urlo generale, chi aveva la vela dietro corre a prenderla gli altri maledicono il loro pessimismo. Ma come potevano immaginarselo? Era proprio imprevedibile. Solo i sognatori avevano la vela e a dispetto delle previsioni non l'avevano mollata. Michael raccomanda a tutti di non fare nessun tipo di manovra inusuale solo un primo volo di ambientamento per conoscere il volo e l'atterraggio. Facciamo poco di piu' di una planata ma quel volo rubato in quella cornice stupenda fa schizzare il morale alle stelle a tutti quanti.

Secondo giorno, venerdi' 23 ore 8 colazione ore 8.30, briefing. C'e' un sole incredibile, la giornata e' favolosa, siamo carichi come pile �si va'. Michael spiega che la giornata e' dedicata alle asimmetriche, agli stalli frontali, agli stalli di B e, per quelli che hanno la vela adatta, agli stalli di C. Ovviamente trattandosi per molti di Siv avanzato ( il secondo o il terzo fatto con noi) le asimmetriche dovevano essere come quelle reali (70%-80%) ed i collassi frontali sono stati richiesti prima senza, poi con l'ausilio dello speed tirato e comandi agganciati. Siamo riusciti a fare ben 3 voli e le chiusure sotto l'attento controllo di Nesler si sono susseguite per tutta la giornata senza problemi di sorta per il recupero al volo normale dalle manovre stesse. Ovviamente il gommone di appoggio di 5 metri che gironzolava sotto di noi insieme al nostro giubbotto autogonfiabile garantiva in caso di emergenza grossi margini di tranquillita'.

Anche sabato 24 giornata radiosa, oserei dire estiva. In decollo c'era un po' piu' di vento ed e' stato tutto piu' facile. La maggior parte ha eseguito i Full Stall abilmente guidati da Nesler. E' incredibile come quell'omone riesca a tirare fuori il carattere dalle persone. I risultati sono sempre oltre ogni aspettativa. Io che da qualche anno collaboro con lui per i Siv insieme a Lucia rimango ogni volta meravigliato ed incredulo dagli eventi ai quali assisto. Ma la cosa veramente stupefacente e' che riesce a far gestire manovre impegnative come il full stall, la Sat e altro in maniera semplicemente naturale e sicura. La giornata e' filata liscia e nonostante la lunga serie di manovre impegnative abbiamo avuto solo una emergenza dovuta ad una cattiva uscita da uno stallo. Il pilota ha fatto solo un bagno fuori programma (il suo programma) subito recuperato, subito rimandato in decollo con altra vela e altra emergenza e subito ripetuto due Full Stall e questa volta in maniera perfetta. La sera grande entusiasmo generale per i risultati ottenuti . Debriefing di Nesler con proiezione delle manovre eseguite dai partecipanti e filmate con telecamere ad alta definizione. Poi ricca cena e compagnia stupenda. Uno dei gruppi piu' simpatici e affiatati che abbiamo mai avuto. E' stata una bella e positiva esperienza anche per noi: Michael, Mirco, Gudrun e Lucia che eravamo li per lavoro e non per diletto.

Quarto giorno� l'ultimo purtroppo. Arigiornata stupenda con sole che spacca le pietre. Decollo con poco vento ma sufficiente per partire senza problemi. I ragazzi sono carichi. Sono ora consapevoli delle loro reali possibilita'. Ora hanno le proprie sicurezze dettate non da una stupida idea di esser bravi ma dalla constatazione reale e tangibile che lo stanno diventando. Il cambiamento in volo ha dell'incredibile. Non sono piu' i pulcini spauriti del primo giorno ma piloti consapevoli e sicuri. Affrontano le manovre con determinazione e la sicurezza del �io ne sono capace�. Il quarto giorno si sono visti i risultati di questo splendido e riuscitissimo corso. Serie di manovre impegnative eseguite con la perfezione del veterano senza il minimo dubbio e la minima incertezza sul da farsi. Bello, veramente bello per noi, per i nostri ragazzi e per gli obbiettivi raggiunti.

Colgo l'occasione per ringraziare gli amici di Maratea: Roberto1, Roberto2 ed Enrico che con la loro disponibilita' si sono prestati essendo del luogo alla risoluzione della logistica. Ringrazio Valentina e Giulio che pur non volando si sono offerti come autisti agli innumerevoli su e giu' col pulmino ed il fuoristrada. Ringrazio Nesler per essere Nesler , ringrazio Gudrun per le riprese e lo spettacolo di alta acrobazia che ci ha regalato, ringrazio Lucia per la sua assistenza in decollo e per il bambino che sta per darmi e ringrazio tutti i partecipanti al Siv per la simpatia e la gratitudine che ci hanno dimostrato e regalato in questo corso. Tutti i componenti del Mucchio Selvaggio: Brazzini Roberto, Biagiotti Marco, Biagiotti Claudio, Ballarin Edoardo, Consigli Massimo, Cuomo Antonio, Cuomo Mauro, Garzelli Gabriele, Martinelli Iuri, Mugnaini Giancarlo, Mori Giovanni, Niccolini Marco. Il corso era gestito e organizzato da: Michael Nesler, Mirco Bardelli, Gudrun Ochs, Lucia Gianneti e la collaborazione di Miki test pilot di una nota casa di vele.

Sperando che questa lettura vi sia risultata interessante vi auguro con tutto il cuore un'esperienza come la nostra.

VOLO MITICO DI MICHAEL NESLER

Michael Nesler decollato tutto solo venerdi 16 marzo dal Rifugio Paolina al Passo Costalunga ha effettuato con successo un volo (triangolo FAI 87km) mai tentato prima. Di seguito la cronaca dettagliata del volo. 

Il decollo e' avvenuto in localita' Passo Costalunga con vela Wings of Change Predator misura M, vela catalogata dhv 2/3 in configurazione standard. Dopo il decollo Michael fa quota sotto la Parete Rossa raggiungendo 3050m di quota. Quota non sufficiente per attraversare la Val di Fassa allora prosegue verso il Catenaccio passando 50 metri sotto la cima senza trovare alcuna traccia di termica passa poi alla cima Gesellenspitz nella valle di Tires e qui finalmente trova termica fino a 3100mt.

Dopo un giro sulle cime dello Scillar ripassa sulle torri Vajolet e qui scatta qualche foto poi ritorna alla Parete Rossa dove finalmente fa quota e sale fino a 3200mt questa volta sufficienti a passare in Val di Fassa. Da qui punta direttamente verso il passo S. Pellegrino facendo qualche giro in valle per recuperare 350mt. Giunto poi dall'altro lato della Valle di Fassa segue il costone che porta direttamente alla Marmolada. Ancora qualche giro in termica ed e' a quota 3200mt. Poco prima della vetta della Marmolada una termica generosa lo porta a 3700mt e con questa quota sorvola la cima della Marmolada. Arriva alla fine della parete sud, scatta qualche foto e ritorna verso il passo S. Pellegrino sfruttando le stesse ascendenze che aveva trovato all'andata. Arrivato poi basso alla Cima 12 e' atterrato presso il passo Costalunga.

Volo eccezionale considerando che: quota max 3704mt. con -11�, quota minima 2100mt. E'arrivato al ritorno sul costone di Cima 12 talmente basso che era gia' entrato nel vento di valle a ca. 40km/h dovendo percio' avanzare attaccato al costone con speed tirato in direzione Predazzo per arrivare sul costone dove il vento arriva frontale poi in dinamica da 2100mt a 2700 mt ed ancora termica fino a 3650mt. Quota sufficiente per arrivare in efficienza esattamente al passo Costalunga. Altri eventi degni di nota: turbolenza medio alta anche se non proibitiva, freddo micidiale e divieto assoluto di bucare in Val di Fassa perche' se si entra nel vento di valle son dolori. Se si pensa che il 50% del volo e' stato fatto con vento frontale si capisce facilmente le difficolta' affrontate nel tragitto.

Complimenti a Michael Nesler che ancora una volta ci ha dimostrato le sue caratteristiche innegabili di gran pilota.

Puoi trovare l'articolo anche qui 

Scritto da Mirco Bardelli

SULLE ALI DELLA LIBERTA'

La paura di volare non appartiene al nostro collaboratore Raffaello Belli che, mosso dal fastidio per la banalita' e l'ipocrisia 'terrena', tenta di spostare il suo angolo prospettico librandosi nell'aria. Cio' che sembrava impossibile, e cioe' volare spinto dal vento, diviene praticabile grazie anche all'impegno ed alla sensibilita' di alcuni istruttori particolarmente attenti.

Nella primavera scorsa ero particolarmente irritato dagli ostacoli che vengono frapposti sulla strada delle persone disabili. In particolare, mi risultava troppo evidente come questi ostacoli siano catene imposte da altri esseri umani, che potrebbero essere facilmente evitate. Parapendio: fu il desiderio che nacque per evadere da questa situazione paranoica. Sarebbe stato possibile? Chiesi un po' in giro e trovai il numero di telefono di una scuola di volo a meta' strada tra Firenze e Livorno. Telefonai e Mirco, il responsabile, mi chiese di vederci di persona: per telefono non poteva assicurarmi se sarei stato capace di praticare il parapendio. Per telefono mi colpi' l'assenza, nella sua voce, di ogni ombra di pregiudizio e l'apertura verso il trionfo della vita.

Difficolta' ed attenzioni Una domenica pomeriggio decisi di recarmi al campo di volo, che sfortunatamente non potevo raggiungere con la mia auto. Allora, appena arrivai nelle vicinanze, chiamai i ragazzi della scuola di volo con il cellulare. Sebbene non mi conoscessero, si mobilitarono immediatamente e Lucia venne a prendermi con un fuoristrada, mostrando una naturalezza e un'attenzione nell'aiutarmi come se fossi stato un loro vecchio amico. Mi colpi' molto una serie di "piccoli" atteggiamenti e attenzioni, che sarebbe lungo e complicato spiegare, ma che fanno la differenza tra il giorno e la notte. Quando arrivai al campo di volo vidi che non c'era neanche una sedia, il che sarebbe stato abbastanza scomodo per me. Mirco e Lucia seppero mettermi completamente a mio agio, fin nei minimi dettagli, come solo gli amici veri e le migliori tra le assistenti personali sanno fare. Mirco mi disse subito che secondo lui non avrei potuto affrontare il parapendio da solo. Peccato, ma era nel conto! Mirco mi propose pero' subito un piccolo volo con lui con un parapendio a due posti. Non me lo aspettavo davvero, bella sorpresa!

Il decollo Saliti quindi sul fuoristrada ci recammo all'altro campo di volo li' vicino. Eravamo a Castello Anselmo (LI), ad un'altezza di 150 metri sul livello del mare. Aprirono il parapendio a due posti, che ovviamente e' piu' grande di quello ad un posto. Poi mi aiutarono a raggiungere il punto di partenza e alcuni dei ragazzi mi diedero una mano ad indossare l'imbracatura ed il casco per il volo. Nel frattempo Mirco si preparava dietro di me e Lucia, assieme ad un allievo, si spostava con il fuoristrada verso il punto in cui saremmo atterrati. Due allievi mi tenevano, uno per lato, durante la rincorsa necessaria al decollo. Mirco, intanto, guidava il parapendio. Per fortuna il vento ascensionale era favorevole e ci porto' subito in alto. Per me nessunissima difficolta' perche' quei due allievi furono ovviamente bravissimi e il parapendio veniva manovrato da Mirco.

Nel vento Salimmo di 70 metri. Affidarmi al vento mi regalo' molta sicurezza e tranquillita'. Ricordo che urlavo: "Che bello!" E mi venne da pensare che, visti dall'alto, noi esseri umani dobbiamo offrire una sensazione di grande miseria agli uccelli. Non vedevo Mirco, perch� era dietro di me, ma sentivo bene che era ben sicuro della situazione. Credo che lui fosse leggermente piu' preoccupato di me. Il perch' e' evidente: conoscere bene qualcosa consente di goderne a fondo i pregi, ma anche di percepirne meglio i potenziali pericoli. All'atterraggio Lucia ed un allievo mi afferrarono ciascuno per un braccio e tutto avvenne con facilita'. Solo che sbagliai, tenni le gambe troppo rigide, ed il colpo dell'atterraggio fu un pochino piu' forte di come avrebbe dovuto essere.

Un'altra esperienza Dopo l'atterraggio Mirco mi invito' a rivederci all'inizio d'agosto su un monte della provincia di Lucca per un volo vero. Vissi questo invito come un segno di autentica amicizia e di fiducia per come mi ero comportato durante quella prima esperienza. Il giorno stabilito ci incontrammo nel luogo indicato, poi, a bordo del fuoristrada di Mirco e Lucia, risalimmo il monte, in mezzo a meravigliosi castagni di un'infuocata giornata. Ad un certo punto non si poteva piu' proseguire nemmeno con il fuoristrada. Non lo sapevo e non lo avevo capito, ma loro si erano organizzati per portarmi "di peso" per un lungo tratto di bosco fino al piano di volo. Queste persone, che mi avevano conosciuto da poco, erano cosi' attente al mio desiderio di volare che si erano organizzate per un grande sforzo come quello di portarmi in cima ad un monte: anche questo era emozionante. Raramente nella mia vita mi sono sentito cosi' accolto dall'Universo, e ho vissuto il fatto che la disabilita' davvero non c'entra nulla con le mie incapacita' fisiche: e' solo una catena imposta dalla mente di altri esseri umani.

L'attenzione per la vita Per farmi raggiungere il campo di decollo mi fecero indossare una imbracatura per il volo e mi portarono in quattro, sollevandomi con altrettanti moschettoni. Sebbene fossero uomini giovani e forti, la cosa era cosi' faticosa che dovevano darsi il cambio frequentemente. Mi colpi' davvero molto che queste persone sopportassero un tale sforzo pur di rendermi felice. Sebbene la natura mi piaccia tantissimo, non avevo mai raggiunto luoghi cosi' inaccessibili alle auto. Finalmente raggiungemmo il campo di volo "Cune", in localita' Diecimo di Borgo a Mozzano (LU). Eravamo a 800 metri sul livello del mare e a 670 metri rispetto alla sottostante valle di Diecimo, dove era previsto l'atterraggio. Qualcuno si lanciava con il parapendio, ma purtroppo c'era poco vento, e dopo un po' nessuno poteva piu' partire. Nel tardo pomeriggio Mirco mi disse che, purtroppo, senza vento dovevamo rinunciare al volo. Peccato, sia per l'occasione persa, sia perche' avrebbero dovuto riportarmi giu' di peso (anche se qualcuno dira' che avrebbero fatto meglio a lasciarmi li'). Neanche a farlo apposta, mentre stavano iniziando a risistemare l'attrezzatura, si alzo' improvvisamente il vento giusto. Ricordo la faccia di Mirco che, al primo alito di vento, subito drizzo' le orecchie, proprio come una volpe: potevamo volare! Alcuni si allontanarono con il fuoristrada per anticiparci all'atterraggio. Lucia parti' prima di noi con il parapendio per aiutare gli altri ad acchiapparmi all'arrivo. La procedura per il decollo fu la stessa della volta precedente. Apertura del parapendio a due posti, imbracatura, casco e rincorsa con due persone che mi aiutavano ai lati. La rincorsa fu un po' piu' lunga della volta precedente perche' c'era meno vento. Comunque, decollo perfetto, anche perche' Mirco e' una "volpe dei venti".

Sempre piu' in alto Lo scenario era completamente diverso. Salimmo a 950 metri sul livello del mare e il campo d'atterraggio era a 820 metri sotto di noi. Attraversammo trasversalmente tutta la valle di Diecimo, le case e i paesi erano piccoli giu' in fondo. Sulla sinistra, in lontananza, c'era la piana di Lucca. In alto, in mezzo alla valle, c'era molto piu' vento di quello che mi sarei aspettato in quella caldissima giornata d'agosto. Per un momento mi giro' la testa. La sensazione di liberta' rasentava l'infinito, tanto che un secondo mi arricchiva quanto un mese di vita "normale". Sarebbe stato bello bere un bicchiere di champagne con Mirco, ma non lo avevamo con noi. Inoltre lui era dietro di me per cui proprio non potevamo farlo. Prima di toccare terra, Lucia esegui' con il suo parapendio un giro di tre quarti, con un'eleganza tale che mi fece pensare ad un inchino di Carla Fracci. Da brava volpe, Mirco atterro' insieme a me a pochissimi metri da dove era parcheggiata la mia auto. Nell'atterraggio rimasi attento a mantenere la posizione "seduta" sull'imbracatura, e Lucia e gli altri della scuola si rivelarono prontissimi ad acchiapparmi, per cui tutto assolutamente ok, a parte la sensazione, toccata terra, di essere tornato in prigione. Quasi tutti mi dicono che sono stato pazzo, o giu' di li'. Francamente non riesco a capire che cosa ci sia stato di cosi' temerario.

Riflessioni Ripensandoci con calma direi che sono stati quattro i motivi per cui ho potuto vivere questa tranquillissima esperienza eccezionale. In primo luogo, Lucia, Mirco, e i loro allievi, sono persone molto intelligenti, e questa loro capacita' non comune di capire e' anche la fonte della loro generosita'. In secondo luogo, Mirco e' un animale, nel senso piu' nobile del termine. Mirco cioe' conosce la durezza della natura, ma ne sa apprezzare anche la bellezza. Quindi e' capace di sentire la ricchezza di tutto cio' che lo circonda, esseri umani compresi. Inoltre il suo amore per la natura gli consente di conoscerla profondamente, di dialogare con il vento e di rendere fattibile cio' che molti ritengono impossibile. Va anche detto che mi piace moltissimo la natura e affidarmi ad essa. Nel senso che la natura e' una vera amicizia della mia vita, e la vera amicizia "ripaga" sempre. Infine, ho potuto riflettere sul fatto che forse molti sottovalutano una cosa. E cioe' che in tutti i numerosissimi momenti della giornata in cui cammino con le mie gambe (per andare in bagno, al lavoro, a far arrabbiare le autorita' ecc.) il mio rischio di cadere, e di riportare seri traumi cranici, e' molto piu' alto del pericolo di farmi male col parapendio. Quindi, in definitiva, quel volo in parapendio, che mi ha fatto capire molto della miseria umana, e' stato per me una passeggiata nella liberta'.

Parapendio in Valle d'Aosta A margine dell'esperienza toscana di Raffaello Belli segnaliamo la valdostana Fans de Sport di Breuil (Cervinia), associazione sportiva aperta a tutti, che offre anche ai disabili l'opportunita' di volare in parapendio in tutta sicurezza, grazie all'uso di una speciale poltrona studiata appositamente per questo scopo. L'associazione inoltre e' in grado di organizzare degli eventi incentivanti ove le persone con disabilita' potranno mettersi alla prova in varie altre discipline, come l'equitazione, la guida di quad, il tiro con l'arco, l'arrampicata su muro artificiale, immersioni ed altro ancora.

LA MIA PRIMA SAT

Ciao a tutti, sono un istruttore di volo libero. Sono un professionista da 15 anni ed amo profondamente il mio lavoro ed i miei ragazzi. Lavoro in Toscana e sono affiancato dalla mia ragazza che opera con me. Lei non e' istruttrice ma e' brava quanto e forse piu' di me. (Pero' non ditelo a lei altrimenti si monta la testa). Voglio scrivere due semplici righe senza alcuna pretesa di fare testo, per farvi partecipi di una incredibile esperienza che ho avuto nell�anno passato.

Questa incredibile manovra mi aveva sempre appassionato fin dagli esordi della sua apparizione quando il bravissimo Raul Rodriguez che l�aveva inventata ci mostrava attraverso esecuzioni mozzafiato la sua incredibile spettacolarita'. A dire il vero ne ero anche spaventato. La centrifuga generata e' notevole e sbagliare l�entrata o l�uscita son dolori. Infatti l�entrata ha un punto esatto di innesco e anticiparlo o posticiparlo porta ad entrare in altre configurazioni non molto piacevoli.

Succede che un mio ex allievo molto bravo e motivato decide di fare un corso SIV sul Garda sotto la supervisione di Michael Nesler. Per la cronaca Nesler oltre ad essere uno dei piu' abili disegnatori di profili alari a livello mondiale e' anche un acrobata da levarsi tanto di cappello, ed e', insieme alla sua compagna Gudrun, test pilot del DHV. Decido di andare anch�io a quel corso. Noi istruttori, a volte, per il solo fatto di essere tali pensiamo di aver imparato tutto. Invece non e' cosi'. L�evoluzione e' continua e bisogna stare al passo con le nuove tecniche. C�e' sempre qualcosa di nuovo da imparare per poi poterlo trasmettere ai nostri ragazzi. Quindi ogni tanto bisogna ridimensionarsi e rimettersi in discussione se vogliamo continuare a crescere e progredire come professionisti. Arriviamo sul Garda in giugno. Il posto (Malcesine) e' semplicemente fantastico. Vado a visitare il decollo: un prato immenso (con mucche mangiaparapendii comprese) dove potrebbero decollare 100 persone simultaneamente. La vista e' stupenda ed il sapere che tra poche ore sarei decollato da quel luogo mi dava un�emozione quasi tangibile.

Incontro Nesler. L�avevo gia' conosciuto in passato ad un corso istruttori (lui era relatore) ma era stata una conoscenza fugace. Il personaggio e' un sacramento alto 1.90 che parla con una voce con uno strano accento e con una cadenza che agisce sulle menti da tranquillante. Subito chiarisce che se non mi vede fare stalli e uscite da negativo fatte come Cristo comanda ...col cavolo che mi fa fare la SAT. Bene, apprezzo la sua serieta'... era proprio quello che cercavo. Non e' merce facile da trovare oggigiorno. Primo volo, decollo, ho anni di esperienza dietro le spalle ma ho il cuore in gola. Arrivo sulla verticale del centro lago. Il lago che e' enorme da 1500 metri sembra una misera pozzanghera. C�e' un traghetto sotto di me di quelli che portano decine di turisti e da quassu' sembra poco piu' di una barchetta a remi. Arriva la voce di Nesler nell�auricolare �direzione sud�, mi fa mettere contro vento. Io sono un personaggio molto pratico e sto molto coi piedi per terra (si fa per dire) ma quella voce strana, lenta, cadenzata ha il potere magico di calmarmi e di darmi determinazione e sicurezza. Dopo qualche frontalone esagerato fatto coi comandi agganciati e le bretelle �A� tirate a �bestia� l�omone mi fa fare uno stallo trattenuto, esco, altro stallo e ancora un altro. Ho altezza da vendere e sotto di me c�e' un gommone con tre esperti a bordo pronti in caso di caduta in acqua a recuperarmi. Dopo i full stall Nesler vuole vedere i negativi (quelli veri non gli stalli asimmetrici che spesso vengono spacciati per negativi). Va bene lo faccio, negativo trattenuto per circa tre giri completi poi la vite negativa rallenta e via, uscita in stallo di comandi. Bella roba. Non l�avevo mai fatto. Non avevo mai osato in precedenza a fare oltre un giro di negativo. Bella cosa. E quanta esperienza acquisita. Si continua cosi' per tutto il giorno e dopo ripetute salite in funivia e nuovi salti Nesler si convince che il nostro gruppo puo' permettersi qualcosa di piu': la SAT.

Non sto nella pelle il sapere che l�indomani avrei fatto quella manovra. L�ho studiata per mesi. Ho visto 100 filmati della manovra. Ho studiato la dinamica della Sat nei minimi dettagli ma solo ora capisco che ero mille miglia lontano dall�immaginarmi cosa in realta' sia la manovra.

Ci avviamo in decollo e da istruttore mi aspettavo che Nesler ci facesse una �capa tanta� con la descrizione della manovra ed invece niente, chiama la Gudrun e questa in due parole e l�aiuto di un simulatore ci spiega l�esecuzione. Vado in volo e sono contrariato. Io ad un mio allievo lo avrei ammazzato dalle spiegazioni tecniche se avessi dovuto spiegarli la SAT e loro invece niente due paroline e VAI. Durante il volo e l�avvicinamento alla verticale del lago ero aggredito da innumerevoli dubbi. E una vocina all�orecchio sussurrava: "ma chi te lo fa fare". Niente. Arrivo sulla verticale altissimo. Il gommone di soccorso gironzola sotto di me e la sua vista e' rassicurante. Entra in radio quella solita �voce camomilla� �Ok Mirco direzione sud se mi senti fai le orecchie�. Faccio le orecchie ed ancora quella voce... quella voce ha il potere di darmi energia, grinta e determinazione. Se me lo avessero raccontato non ci avrei creduto non sono certo un mistico e credo solo a quello che tocco con mano (purtroppo).

Mi fa entrare in vite positiva e ad un preciso momento quando la vela ha quella esatta energia e quella esatta inclinazione Nesler scocca un secco: "ORA... VAI!". Non perdo un millisecondo siamo in gioco e allora giochiamo. Un ritardo o un anticipo della manovra potrebbero portarmi ad entrare in altra configurazione e dover poi fare uno stallo totale per resettare il tutto. La sensazione e' di quelle che non hai mai vissuto. Sto girando violentemente di schiena la pressione che esercito sulle bretelle esterne e' forte quasi mi piega il braccio ma devo mantenere assolutamente il peso spostato dalla parte opposta. E� semplicemente ...incredibile sono in SAT ...al primo tentativo. Pochi giri e Nesler mi fa uscire: vuole che controlli immediatamente la vela non c�e' tempo per autocomplimentarsi. La vela esce violenta ma pulita. In pratica come un�uscita da una vite positiva tirata. Ho appena il tempo di rincalzarmi nella selletta e subito sento la voce: direzione sud... subito... ancora SAT. E via altra entrata in SAT e poi ancora un'altra. La quota di sicurezza non manca certo. Nell�ultima SAT rimango come attaccato al comando continuando a spingere sugli elevatori... che succede? ...non voglio uscire ...e' troppo bello. Entra in radio la voce di Nesler che probabilmente capendo il fiume di adrenalina che mi si sta agitando in corpo interviene tra il divertito e l�ironico dicendo: �Bene Mirco ora mi sembra il caso di uscire�. Rientro in me. Esco dalla figura con oltre 200 metri sul lago e mi dirigo verso il piccolo atterraggio di Malcesine. Sono in uno stato di beatitudine. E� incredibile da descrivere. Va vissuto. Mille parole scritte col massimo della cura non basterebbero a descrivere nemmeno in minima parte le senzazioni che sto provando. Atterro. Cammino su quella piccola lingua di prato che e' l�atterraggio e mi sembra di levitare sul terreno. Ho voglia di saltare e di urlare. Ma non posso sono un istruttore da tanti anni e mi devo dare contegno. Ma chi lo dice? Mi lascio andare caccio un urlone e lancio il casco, vado da Nesler, lo abbraccerei per quello che ha saputo farmi fare e per la gioia interna che mi scaturisce da tutti i pori. Mi contengo ancora una volta. Gli do una strettona di mano cercando con quel gesto di fargli capire quanto gli sono grato. Ora sono rovinato. I miei sensi, che avevo pensato dopo tanti anni di volo fossero appagati, si sono risvegliati in un nuovo entusiasmo che mai avrei creduto di poter rinnovare. Ora ho nuovi stimoli e tanta voglia di imparare e di crescere. In pratica sono andato di fuori. Ma che bello!

Finisco queste righe, che avrebbero dovuto essere due righe ed invece mi sono fatto prendere la mano (anzi la penna) ed e' uscita una specie di Divina Commedia, dicendo che nonostante l�entusiamo che traspare dal mio scritto non bisogna farsi prendere la mano. Non si scherza con l�Acro. Ci vuole pazienza, preparazione e tanta cenere sulla testa per poterla fare. E in assoluto e' necessaria la presenza di persone ultra qualificate come ho avuto la fortuna di avere io che ti assistono in ogni fase di avanzamento con serieta', competenza e, perch� no, anche con tanta amicizia.

Approfitto di questo spazio per ringraziare di cuore l�amico Nesler e la sua compagna Gudrun per quello che hanno saputo insegnarmi e trasmettermi. Da questa esperienza che sicuramente continuera' nel tempo ho tratto un grande insegnamento che certamente mi aiutera' ad essere un istruttore migliore.

© 2016 by TopLevel

  • Grey Facebook Icon
bottom of page